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Banda Larga e IoT: in constante crescita l’accesso alla rete delle IoT . Tecnologie indossabili, automobili connesse in rete, industria 4.0.

3 Giu , 2016,
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Le connessioni Internet of Things supereranno quelle da smartphone entro il 2018.

Fonti:Research and MarketsCommissione europeaEricsson Mobility Report

Già molto si è detto sullo sviluppo costante dell’IoT (Internet delle cose), sulla modifica degli stili di vita lavorativi e sociali, sull’iperconnettività degli oggetti intelligenti collegati tra loro, nonché sull’enorme quantità di dati che viaggiano in rete o sulle “nuvole” e su come questi ormai siano diventati più appetibili rispetto ad ogni altra risorsa. Non è più solo una questione di dati personali e di tutela della privacy,  ma fonte di enormi opportunità di businness.

Molto ancora ci sarà da dire.

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Non si arresta infatti il trend positivo che vede il  tasso di crescita composto annuo del settore dei chip per l’Internet of Things (IoT) crescere dell’11,5%  e entro i prossimi due anni saranno connessi alla Rete più oggetti IoT (termostati, telecamere, sensori ambientali, etc.) che cellulari intelligenti.

Questi i dati di sintesi che emergano da due importanti apporti  internazionali di monitoraggio come il recente Mobility Report, datato giugno 2016, e il  Rapporto Research and Markets: “IoT Chip Market by Application Vertical & Geography – Global Forecast to 2022.

Questa invasione di accessi e di dati, determina la necessità di ampliare gli “spazi” di azione, la velocità di comunicazione, la solidità delle strutture che gestiscono e forniscono servizi.

Tradotto in termini economici in 5 – 6 anni, il  segmento dell’Internet delle cose passerà da un valore di circa 4,58 miliardi di dollari dell’anno passato ai 10,8 miliardi di dollari stimati per il 2022

Secondo il Rapporto della Commissione europea, nel 2020 saranno più di 6 miliardi gli oggetti intelligenti interconnessi su piattaforme Internet of Things (IoT), per un mercato che varrà qualcosa come 1.181,6 miliardi di euro, il 7% tondo del PIL dell’Unione europea a 28 Stati. Secondo studi specifici sull’Italia, ciò si traduce attorno ad un 5,4% del PIL nel 2020 (era calcolata al 2% nel 2014).

La “domanda di rete” è definita ormai da diverse aree tecnologiche che, stimolando la produzione di chip dedicati, riguardano non solo il rapporto comunicativo tra prodotti e servizi, ma l’utilizzo degli stessi dispositivi ‘indossabili (wearable device) ai prodotti e servizi per la salute, dai gadget elettronici (sconsumer electronic) alla building automation, dall’industria 4.0 all’automotive e i trasporti (connected cars, driverless cars).

Come già evidenziato, lo spazio necessario non riguarda solo il segmento della cosiddetta Internet delle Cose, ma anche il numero di sottoscrizioni a servizi di telefonia mobile, che hanno raggiunto quota 7,4 miliardi nel primo trimestre del 2016, con un aumento su base annua pari a circa il 3%.

Le sottoscrizioni di servizi di accesso a banda larga mobile, nel dettaglio, hanno raggiunto quota 3,7 miliardi, con una crescita anno su anno pari a circa il 20% e un incremento di circa 140 milioni soltanto nel primo trimestre del 2016.

Il contributo maggiore arriva comunque dai Paesi Asiatici, in testa l’India (+21 milioni). A seguire, Myanmar (+5 milioni), Indonesia (+5 milioni), USA (+3 milioni) e Pakistan (+3 milioni).

Paesi come Giappone, India e Cina, sostengono i ricercatori di Research and Markets, stanno progressivamente aumentando gli investimenti in ricerca e sviluppo proprio per promuovere l’utilizzo dell’Internet of Things nei settori di mercato appena menzionati. E proprio in Asia è attesa la crescita maggiore della domanda di chip per soluzioni IoT a livello globale.

Sul fronte delle connessioni, il rapporto Ericsson indica che le sottoscrizioni di servizi GSM/EDGE rappresentano ancora oggi il grosso del totale delle sottoscrizioni, ma nel 2021, prevedono gli esperti di Ericsson, il numero degli abbonamenti a servizi LTE e WCDMA/HSPA supererà di oltre il doppio quello degli abbonamenti GSM/EDGE.

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