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Fase due in arrivo. Le Tecnologie che ci guidano tra nuovi scenari economici e libertà personali “minacciate” da App Contact Tracing

7 Mag , 2020,
esseti
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Il vero problema dell'umanita......
E.O Wilson

Così inizia una celebre frase del Biologo E.O Wilson, che qualche giorno fa è stata commentata in un post Instagram dei ,  brillantemente e acutamente “corretta”.

La scuola permanente di filosofia e immaginazione di Maura Gancitano e Andrea Colamedici ha affrontato il tema dell’utilizzo delle tecnologie nella società attuale e in particolare ha proposto una discussione sull’utilizzo dell’App Immuni , coinvolgendo il giornalista, imprenditore, docente e consulente della comunicazione del Bambin Gesù,.

L’affermazione di Wilson continua così:

…è che abbiamo emozioni paleolitiche, istituzioni medioevali e tecnologie futuristiche”
E.O Wilson

La “correzione” proposta da Tlon nel post, ribalta la costruzione e il significato della frase cogliendo, a pieno il contesto attuale.

Il vero problema dell’umanità è che abbiamo tecnologie futuristiche che approfittano di istituzioni medioevali per abusare delle nostre emozioni paleolitiche.

Nella lotta tra le “tecnologie futuristiche” e le “istituzioni medioevali” le vittime sono le “nostre emozioni paleolitiche”. Ci permettiamo  così di dare il mio ulteriore contributo.

Nicola Zamperini, Autore di Castelvecchi), ha commentato e risposto alle sollecitazioni e agli interrogativi proposti nel dialogo condotto da Andrea Colamedici, offrendo spunti di riflessione molto significativi e lucidamente onesti sul tema dell’influenza delle tecnologie, soprattutto in questa fase di “rivoluzione” dei rapporti comunicativi e sociali.

“Ogni problema oggi è un problema tecnologico”. Così si è aperto il dialogo.

Il Topic della cosiddetta fase 2 ruota tutto attorno all’utilizzo delle App di contact tracing, come Immuni, per affrontare la gestione della convivenza con il virus e riuscire controllare o arginare i rischi. La gente comune, i politichi, gli studiosi, i sociologi tutti quanti, stanno disquisendo sull’utilizzo di un App che “potrebbe” invadere la libertà personale.

Proprio in rete, si moltiplicano articoli ed interventi di autorevoli fonti di settore, che mettono in evidenza le conseguenze, positive e potenzialmente negative, dell’utilizzo di queste tecnologie, puntando l’attenzione sulla gestione dei dati personali o su aspetti legati alla sicurezza del framework che le caratterizzano.

La gestione dei dati personali però è sicuramente l’aspetto che più suscita preoccupazione e scandalo nell’opinione comune, mentre gli addetti ai lavori analizzano anche l’aspetto della cybersecurity legato alla maggiore diffusione di possibili accessi di attacco. Aspetto quest’ultimo non meno inquietante.

Dobbiamo però onestamente chiederci di quale invasione ai dati personali dovremmo correttamente preoccuparci. Non ha senso illuderci sul fatto che questo terreno sia stato fin’ora inesplorato. Quale differenza potrebbe esserci nell’utilizzo di queste tipologie di App rispetto a tutto quello oggi stiamo già utilizzando?

Chiunque ormai si renderà conto che non c’è nessuna differenza (se non quella di essere utilizzata ad uno scopo legato alla salute e quindi percepita più invasiva), ma forse il fatto che una voce più o meno ufficiale ci “suggerisca” di utilizzarla, ci costringe ad un allarme un po’ ingenuo.

Come afferma Zamperini nel corso del dialogo, possiamo rinunciare alla tecnologia se la consideriamo minacciosa, invasiva e lesiva delle nostre libertà personali. Nessuno ce lo impedisce. Bisogna senza dubbio esssere creativi e soprattutto capaci di sapere come farlo. Dobbiamo però soprattutto essere coscienti di cosa significa e accettare di rinunciare anche ad altre abitudini che oggi, sono irrinunciabili per tutti o almeno per molti. Abitudini personali, ma anche abitudini legate a tutti gli aspetti sociali ed economici della nostra società e molto probabilmente anche ai nostri stessi diritti civili.

E se per ipotesi la diffusione del Corona virus avesse colpito le tecnologie e non l’uomo e per provare ad arginare il disastro avessimo dovuto rinunciare ad internert, ai social, alle telecomunicazioni?

Non serve pensare all’apnea dei nativi digitali o della generazione Z per rendersi conto dell’effetto che si verrebbe a creare, ma basta ammettere umilmente che la vita di tutti noi abitanti del 21° secolo è strettamente legata alla tecnologia e a quello che ne consegue.

Nel corso dell’epidemia è la “rete” che ha vinto la sfida. Non ha fatto altro che accogliere tutti e raccogliere dati.

Ecco qui un esempio di chi realmente sta investendo sul futuro: Un “impresa” che sta acquisendo risorse (i nostri dati) per capire e prevedere come si trasformerà in futuro, il mercato e la società.

Zamperini indica chiaramente che oggi, le grandi corporation tecnologiche, sono le uniche che conoscono lo stato d’animo del mondo, le paure del pianeta e la salute di tutti noi.

Oggi più che mai, stati d’animo, opinioni, legami e contatti, sono convogliati nelle grandi piattaforme e in rete.

Quando le aziende saranno pronte per ricominciare a vendere — e qui si apre un altro mondo — saranno i dati raccolti delle corporation tecnologiche quelli che le faranno vendere….

Cediamo molto volentieri (o inconsapevolmente) i nostri dati per far si che la rete (o un Brand) soddisfi i nostri desideri, ma dimentichiamo che cediamo già informazioni forse molto più invasive di quelle che un App come Immuni acquisisce e che per di più viene utilizzata per fronteggiare un pericolo che minaccia in sostanza la ripresa stessa delle attività e della nostra economia.

Vogliamo ripartire ma non siamo disposti a fare in modo che possiamo farlo utilizzando strumenti che possono favorire una ripresa sicura? Intanto possiamo continuare a fare ricerche su Google, condividere pensieri e festeggiare eventi su Zoom. Sicuramente qualcuno, domani ringrazierà.

La realtà ci dice che un App come Immuni già esiste e opera. Anzi un “App” molto più importante e potente di Immuni.

Zamperini ricorda anche che solo attraverso Google Trends — citando un articolo del NewYork Times — un giornalista ha ricreato sostanzialmente una mappa di diffusione dell’epidemia, sfruttando i dati raccolti dal trend di parole chiave legate ad approfondimento sui problemi di gusto e olfatto (uno dei sintomi del virus).

Anni fa, un esperimento sempre di Google — Google Trend influenzali (GFT ) — ha fornito stime dell’attività influenzale in oltre 25 paesi tentando di fare previsioni accurate sull’attività influenzale. L’idea alla base era che, monitorando milioni di comportamenti di monitoraggio della salute online di utenti, il gran numero di query di ricerca di Google raccolte poteva essere analizzato per rivelare se l’esistenza o la una presenza di malattia simil-influenzale in una popolazione.

E’ evidente quindi che la discussione attuale sulla invasività di un App per gestire un’emergenza dai risvolti economici letali per tutti, appare quanto meno un po’ fuori fuoco.

Quello su cui invece è opportuno riflettere per cercare di affrontare la realtà che ci aspetta è su come utilizzare le informazioni che possiamo raccogliere o che potremo analizzare, studiare e valutare.

L’emergenza COVID-19 ha segnato un punto di svolta. Credo che ormai sia indiscutibile.

Ci ha fatto intravedere un altro mondo che, inutile negarlo, ci aspetterà da qui in avanti. Potremmo pensare che l’effetto COVID-19 avrà sulla futura generazione lo stesso effetto che ha avuto la tecnologia sulla nostra generazione. Non lo potremo ignorare perché avrà portato ad un nuovo modello sociale.

Cambierà tutto perché comunque dovremo convivere con questa realtà, per poco, per un po’ o per molto. In ogni caso il cambiamento è in atto e non c’è futuro se torniamo indietro.

La tecnologia può offrirci delle soluzioni, ma dobbiamo avere l’umiltà o la coscienza di accettare che non ne abbiamo il controllo, ma dobbiamo invece controllare il nostro livello di coinvolgimento…”non dobbiamo abusare delle nostre emozioni paleolitiche…”

I sistemi economici, le imprese devono accettare l’idea di lavorare su una nuova visione, riprogettare le strategie e soprattutto capire che il mercato avrà una nuova veste e nuove esigenze. E queste sono già note a qualcuno.

Starà nella capacità di acquisire parte di quella conoscenza che porterà a definire i vari punti di forza.

Report su dati e-commerce dell’ultimo periodo, dimostrano già oggi come stanno modificando le aziende le strategie di vendita e di marketing. Dovremo considerare una nuova filosofia di vita, che in ogni caso sarà presente nella realtà che si sta delineando. Un nuovo fronte che però non è sconosciuto perché già “elaborato” da dati acquisiti, comunicati espressi. Il modello di vita che dobbiamo accettare mutato in qualche modo, offrirà sempre di più dati e informazioni alla rete.

Ora più che mai dobbiamo guardare oltre l’attuale. Ora più che mai parlare di innovazione significa comprendere, sotto tutti i profili sociali, il cambiamento che stiamo vivendo.

La diffusa tendenza a mettere in luce tutti gli aspetti che prima avevamo trascurato, che prima non avevamo il tempo di, che prima non erano necessari, che prima erano scontati…ora non lo sono più grazie al COVID-19. Ma direi a questo punto grazie alla rete che ha raccolto questo nuovo mood mondiale e che ce lo mostra, anche se in piccolissima parte.

Questo potrebbe essere già un dato…. nuovi bisogni, nuove priorità che possiamo già vedere, proprio grazie a tutti noi che ogni giorno utilizziamo, non un App che ci segnala possibili situazioni di contagio, ma semplicemente lavorando, facendo running, andando al cinema o prenotando un ristorante.

Un’azienda che pensa ad una visione strategica futura non può tenerne conto.

E già qualcuno lo sta facendo.

Concludiamo con l’esempio di un’icona del mondo della moda come Giorgio Armani, che ha dichiarato guerra ad una visione del mercato che non ha più ragione (e credo non sia solo un aspetto morale…) di esistere.

Cogliendo l’umore attuale ha ridisegnato il suo approccio al mercato, un nuovo modello di produzione e organizzazione della sua Maison per diffondere un nuova mission per il suo Brand.

‘Non si può pensare solo al profitto. La moda deve rallentare se vuole ripartire. E tornare a essere umana…L’emergenza in cui ci troviamo dimostra che l’unica via percorribile sia un attento e ragionato rallentamento…Trovo assurdo che si possano trovare in vendita abiti di lino nel bel mezzo dell’inverno e cappotti d’alpaca d’estate per la semplice ragione che il desiderio d’acquistare deve essere immediatamente soddisfatto”

Siamo certi che qualcuno lo seguira.

Windows Server 2008: termina il programma di supporto

3 Set , 2018,
esseti
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Dopo il termine del supporto "Extended" per Windows Server 2003 a partire dal 14 luglio 2015, Microsoft annuncia altre due importanti scadenze per i servizi di supporto aggiornamento.

Fonti:Microsoft

Il primo termine è quello del 9 luglio 2019  con il quale terminerà il supporto per SQL Server 2008 e il secondo quello del  14 gennaio 2020  dal quale terminerà definitivamente il  supporto sugli ormai obsoleti S.O.  della famiglia Windows server 2008.

La fine dei programmi di rilascio degli aggiornamenti di sicurezza rendono questi sistemi, se ancora presenti in alcune strutture,  esposti ad alto richio di attacco alla sicurezza.

Problema non da poco, visto che questo significa  non rispettare l’adeguamento alle normative del settore e in particolar modo  l’adeguamento alla normativa il GDPR.

Pertanto tutte le Aziende che ancora utilizzassero sistemi Windows Server 2008 , o addirittura ancora la versione 2003, dovranno valutare attentamente la necessità di aggiornare il proprio sistema di protezione, adeguando i servizi alle opzioni disponibili sul mercato.

Nel pieno fervore della Digital Transformation ed in linea diretta con le misure tecnico organizzative che ci impone il GDPR, Microsoft si mantiene quindi in prima linea nell’implementazione delle soluzioni tecnologie innovative necessarie a migliorare le performace della gestione dei sistemi operativi esistenti nelle realtà aziendali .

 

L’esecuzione degli aggiornamenti sugli attuali Sistemi Operativi può essere effettuata, entro la scadenza indicata al 2020 in modalità cloud o locale, sfruttando le licenze esistenti per acquisire un servizio di abbonamento esteso fino a tre anni e avere quindi la possibilità gestire la tempistica di adeguamento in maniera programmata.

Le soluzioni ufficiali proposte da Microsoft sono implementate su infrastrutture ON-PREMISE e sulla piattaforma CLOUD di AZURE.

L’esecuzione degli aggiornamenti sugli attuali Sistemi Operativi può essere effettuata, entro la scadenza indicata al 2020 in modalità cloud o locale, sfruttando le licenze esistenti per acquisire un servizio di abbonamento esteso fino a tre anni e avere quindi la possibilità gestire la tempistica di adeguamento in maniera programmata.

Contattaci per avere maggior informazioni e programmare gli interventi necessari

Evita interruzioni lavorative e sfrutta questa opportunità per adottare le tecnologie di sicurezza e innovazione più moderne

Innovation 7. Iniziano da Torino gli incontri G 7 dedicati alle strategie di Innovazione

19 Set , 2017,
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G7 Innovazione e ICT

L’engagement group lanciato durante il Vertice di Taormina, rappresenta una prima assoluta, con i ministri del Lavoro, della Scienza e dell’Industria che si avvincenderanno per i tre meeting in sequenza, nella settimana che va dal 24 al 30 settembre

Fonti: Innovationpost.it; g7italy.it; MISE

G7 Innovazione e ICT

Come previsto dal calendario del G7 sotto la Presidenza Italiana , si svolgeranno a Torino gli incontri dedicati all’Innovazione, ICT e Scienza.

Le riunioni organizzate nell’ambito dei programmi del G7 2017, sono organizzate a livello ministeriale dalle principali democrazie mondiali, con l’obiettivo di coordinare le strategie comuni su sviluppo industriale legato alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione.

Le linee di riferimento per la realizzazione di queste strategie passano dalla necessità di ridisegnare la società e il mercato del lavoro alla luce dell’impatto delle nuove tecnologie.

La tecnologia costituisce il primo diffusore della globalizzazione economica rendendo evidente la necessità di affrontare le  sfide che l’innovazione pone in modo condiviso a livello  internazionale.

Parole chiave: inclusione, apertura e sicurezza

Per questo i governi dovranno adottare piani in grado di rendere accessibile e fruibile l’utilizzo della tecnologia a tutti i livelli , ma allo stesso tempo dovranno disegnare efficaci strategie per la sicurezza,  per minimizzare i rischi derivanti dalla maggiore diffusione delle tecnologie, sia per i cittadini che per il sistema economico.

Temi e programmi

Ribattezzato I-7, lo Strategic Advisory Board to G7 Leaders on People-Centered Innovation, avrà il compito di lanciare ai governi un invito all’azione, richiamando l’attenzione sul divario tra il potenziale offerto dal progresso tecnologico e l’effettivo utilizzo da parte delle istituzioni.

La struttura dell’Advisory Board prevede che ciascun paese del G7 e l’Unione Europea nominino un Referente, incaricato di selezionare un gruppo costituito da cinque innovatori.

Il Referente italiano è Diego Piacentini, Commissario per la Trasformazione Digitale.

I lavori del I-7, si concentreranno sulle opportunità che derivano dalla diffusione dell’intelligenza artificiale, sul valore dei big data e sui nuovi profili lavorativi che nascono di pari passo alle tecnologie digitali.

 

L’Italia presenta la fase due del piano industria 4.0

Nell’appuntamento di Torino il  ministro Carlo Calenda farà il punto sul piano industria 4.0 e in particolare  presenterà  la cosiddetta  fase due del piano, integrato nella manovra di bilancio.

Fase molto importante sarà quella della realizzazione dei nuovi Bandi per i Competence Center.

Si tratta di strutture da realizzare attraverso la partnership di imprese e centri di ricerca con l’obiettivo di veicolare al meglio l’innovazione attraverso il sistema imprenditoriale ed economico del Paese.

Su questo versante sono  stati accantonati 15 milioni di euro di investimenti per il 2017 e altrettanti per il 2018.

 

Tendenze e prospettive nella società globalizzata. Tecnologie e modelli di businness

15 Mar , 2016,
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Confluence 2016: In partenza il più grande raduno del settore delle nuove tecnologie. A confronto più di 500 imprese leader mondiali del settore.

Fonti:Il sole24Ore.com, Zinnov,

Importanti speakers del mondo della Tecnologia Mondiale si confrontano sui temi caldi dell’impatto delle nuove tecnologie sulla vita sociale e economica del futuro. Confluence 2016, ormai un evento “leader” per  l’ingegneria di alto livello, seguita con attenzione da imprese e decisori istituzionali di tutto il mondo,  inizierà a Santa Clara (CA) il prossimo 23 Marzo, sotto il patrocinio di  Zinnov, per poi proseguire Germania, India e Giappone.

Come sarà il futuro delle imprese “intelligenti” ? Che cosa significa connettività ubiqua? Quale impatto avrà sulla vita sociale e lavorativa? Ci sarà ancora una distinzione tra vita lavorativa e personale? Quali percorsi seguiranno le imprese del futuro?

confluence

Questi alcuni dei temi che coinvolgeranno oltre 500 partecipanti provenienti da tutto il mondo “tecnologico”, oltre 250 Aziende del settore e oltre 50 relatori, esperti e manager di successo delle imprese di eccellenza del settore tecnologico, dell’ingegneria digitale e dell’analisi dei fenomeni socio-economici.

Il mondo è ormai entrato a pieni giri nell’era dei grandi cambiamenti tecnologici. Le imprese stanno attraversando il regno digitale e vengono travolte dall’inevitabile e drastica modifica dei modelli di business. Si stanno moltiplicando sorprendenti scoperte e innovazioni, soprattutto sul fronte della connettività ubiqua, che ha colmato il divario uomo-macchina. Questa era digitale ha dato vita a una nuova generazione di talenti. I riflettori sono tutti puntati su chi lavora con sistemi e macchine in grado di “apprendere” e quindi sulle tecnologie che le realizzano, nonchè sulla capacità di gestire a anlizzare dei grandi dati.

Le organizzazioni di domani hanno bisogno di ridisegnare tutti gli schemi e rompere tutte le barriere che possono impedire o rallentare il coinvolgimento di talenti in gardo di gestire questa nuova  questa ondata di Per questo il Tema di  Confluence US 2016 è Accendere il Cambiamento: Modelli di Business – Tecnologia – Talento”

Il vertice riunisce svariati  leader di alto livello esperti di questi temi, per condividere e scambiare le migliori pratiche e leadership di pensiero su globalizzazione, innovazione, tendenze e opportunità di  espansione del mercato in aree geografiche emergenti. Imprese, start-up, università e fornitori di servizi che partecipano a questo evento definiranno una nuova visione su come Ingegneria e R & S si trasformeranno nei prossimi anni.


Il 2016 che ci aspetta. Strategie e tecnologie in primo piano

30 Dic , 2015,
esseti
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Sicurezza, Marketing, IoT. Questi alcuni ambiti sotto i riflettori per il 2016.

Fonte: digital4.biz, Il Sole 24.com,  key4biz.it


Network
Sul fronte della sicurezza sia aprono importanti e significative strade di investimento, che coinvolgeranno tutti i campi della società e non solo le attività economiche. Anche a livello istituzionale questo aspetto coinvolge sempre più insistentemente le politiche di investimento e l’attrazione dei finanziamenti. Una primaria fonte di investimento in ambito aziendale si concentrerà proprio su questo fronte, dove l’imperativo sarà sempre di più quello di razionalizzare, centralizzare e consolidare. Il problema però non sarà solo sul fronte business ma come si è detto si espande alla vita quotidiana.

L’assunto fondamentale è che oggi il business non esiste senza Internet e viceversa. La maggior parte dei processi è digitale o in qualche modo passa dalle tecnologie digitali

In un mondo sempre più connesso la propagazione delle minacce viaggia pertanto senza tregua attraverso ogni dispositivo. Parlare ormai di distinzione tra Safety e Security sembra ormai non più significativo.

Con la progressiva informatizzazione delle aziende, è quindi difficile valutare come diversi e separati gli ambiti della sorveglianza e della protezione.

Il trend crescente degli attacchi registrati anche in quest’ultimo anno dimostrano l’alto grado di vulnerabilità complessiva soprattutto dei dispositivi dell’Internet of Things.

Proteggere le persone, le aziende e le informazioni è parte integrante di una strategia in cui convergono sistemi di videosorveglianza, telecontrollo, antintrusione, antieffrazione ma anche di protezione da tutte le derive del cybercrime che colpisce gli utenti in azienda oppure in mobilità, a casa come in automobile, in treno o a piedi.

I ricercatori di Fortinet prevedono che l’IoT avrà un ruolo importante negli attacchi di tipo “land and expand”, in cui gli hacker sfruttano le vulnerabilità presenti nei device digitali degli utenti collegati a Internet per ottenere un punto fermo all’interno delle reti e dell’hardware a cui questi device si connettono. Infatti, la vulnerabilità non è tanto per i dispositivi wearable che memorizzino una quantità relativamente piccola di informazioni personali, quanto piuttosto per le piattaforme che ne gestiscono i servizi. Sono questi infatti che sono maggiormente sotto attacco perché è da qui che si possono compromettere gli smartphone utilizzati per la gestione dei dispositivi stessi.

Dobbiamo quindi aspettarci un intensificazione degli attacchi sui dispositivi sempre connessi, mirati a carpire informazioni, contenuti video/audio, file in memoria, credenziali per il login in servizi cloud e altro ancora.

E chiaro però che su questo campo si gioca la posta più importante delle strategie future.

Da un lato si svilupperanno quindi le strategie che cercano di affrontare il problema di come gestire e proteggere dati e le informazioni, dall’altro ovviamente prenderanno sempre più piede le tecnologie innovative che, seguendo proprio le logiche di marketing, spingono invece verso la possibilità di acquisire la maggior parte di informazioni e dati proprio attraverso l’utilizzo delle IoT.

Uno fra tutti, Apple Watch, l’orologio smart di prima generazione, ha dato il via all’esercito dei dispositivi indossabili che dovrebbero iniziare ad emergere nel 2016. Secondo gli esperti, sono dispositivi che cambieranno il panorama del marketing territoriale, offuscando i confini tra marketing online e il marketing reale.

Secondo l’analisi Forbes sul settore marketing online, sono stati individuati i trend che guideranno il mercato nel 2016 e in questo senso l’IoT acquista senza dubbio un posto di particolare interesse. Dettano l’agenda ovviamente anche le acquisizioni e le strategie di colossi come Google, Apple Microsoft, proponendo e “imponendo” abitudini, stili e modelli comportamentali in cui sicurezza e acquisizione delle informazioni sono sempre di più le facce di una stessa medaglia.

Pubblicità video dominante

Google sta per  salpare con le pubblicità video nelle SERP, vale a dire che i video ads finiranno nei risultati delle ricerche su Google. Gli annunci video spunteranno nei luoghi più inaspettati e, con la proprietà di Google su YouTube, le possibilità sono praticamente illimitate.

Indicizzazione delle app

Il 2016 sarà l’anno in cui gli imprenditori si renderanno conto dei vantaggi della visibilità on-line di un’app dedicata. Un sito ottimizzato per mobile fa miracoli nel far leva sulla folla del mobile, ma ben presto, le applicazioni cominceranno a sostituirli.

la partita del marketing online si giocherà con tutta probabilità tutta sul mobile.

Grazie all’aggiornamento di specifici algoritmi – Mobilegeddon – a quanto pare, non ci sarà più bisogno nemmeno di avere un sito ottimizzato per desktop insieme a una versione mobile, in quanto un sito mobile-only, senza alcuna controparte desktop, sarà perfettamente accettabile.

Si svilupperanno sempre di più le strategie di content marketing e digital customer experience. La creazione di contenuti dovrà indirizzarsi sempre di più verso l’engagement. Favorire e migliorare la connessione (emotiva e fisica) con i propri clienti è l’obiettivo più desiderato dai brand nell’era digitale, perché rappresenta la base di un’esperienza vincente.

A partire dal 2016, infatti, il concetto di content marketing raggiungerà un rilievo mai visto prima nell’ambito delle strategie aziendali.

non basta creare contenuti, bisogna che questi contenuti assumano rilevanza per gli utenti, e siano disponibili quando e dove servono davvero. E’ tempo di considerare il content marketing per quello che è davvero nell’era mobile: la chiave di volta per costruire una costumer experience coinvolgente e unica.

Assistenti vocali porteranno ad un nuovo tipo di ottimizzazione.

Le pubblicità Search engine optimization (SEO) e pay-per-click (PPC) sono due strategie molto popolari per ottenere visibilità. Ma l’aumento di assistenti vocali, come Siri e Cortana, sta per portare ad un nuovo tipo di ottimizzazione. La chiave per ottimizzare in questo nuovo formato è quella di assicurarsi che le informazioni aziendali siano facilmente accessibili a questi assistenti.

La pubblicità diventerà più costosa.

La concorrenza nel mondo del marketing online è aumentata notevolmente nel corso degli ultimi anni. Nel 2016 aumenterà ancora di più. Come suggeriscono le leggi fondamentali dell’economia, un aumento della domanda è spesso accompagnato da un aumento del prezzo, in modo che tutti i nuovi concorrenti di marketing online porteranno più in alto i prezzi per la pubblicità online Realisticamente, secondo Forbes, gli annunci online sono piuttosto a buon mercato, ma gli aumenti di prezzo potranno condurre alcune aziende più piccole fuori dal mercato.

 

Big Data e Business Intelligence: Un lusso non per pochi.

27 Nov , 2015,
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Così anche le aziende italiane cercano di prendere le decisioni migliori.La crescita del mercato italiano dei Big Data Analytics.

Fonte: Osservatori.net Digital Innovation; Corriere Comunciazioni; Nòva Il Sole 24


big-data-1La competitività delle aziende, ormai non solo più delle Grandi, si gioca sempre di più intorno alla capacità di “prevedere” e “decidere” al momento giusto. Questo in sostanza il ruolo svolto dalle metodologie Big Data e Business Intelligence.

Per questo oggi il potenziale strategico della gestione aziendale è legato alla possibilità di aumentare l’efficacia nei processi decisionali.

L’Osservatorio Big Data Analytics & Business Intelligence, che ha presentato di recente il rapporto annuale, indica che il mercato italiano degli Analytics vale 790 Milioni di euro, con un incremento del 14%, di cui gran parte concentrato sul Big Data Analytics.

Se da un lato le imprese italiane hanno compreso ormai l’importanza di estrarre insight dai dati, dall’altro sono ancora lontane da applicare vere e proprie strategie di data driven. La partita sarà quindi rilevante su come sia possibile utilizzare al meglio la “materia prima” o il “semi lavorato”, ovvero decidere se applicare sistemi di gestione dei dati in forma strutturata o destrutturata.

Si può dire ormai che ci stiamo avviando verso l’era in cui la vera ricchezza non è costituita più dalle risorse materiali e finanziarie generate o realizzate, ma dalle informazioni raccolte. Maggiori sono le fonti informative disponibili, maggiore è la possibilità di ridurre i margini di errore nelle decisioni. Le aziende italiane comprendono ormai che gli Analytics rappresentano una fonte di vantaggio competitivo e uno strumento di evoluzione del modello stesso di impresa. Ma come utilizzare al meglio le motodologie per gestirle?

L’indagine dell’Osservatorio indica che l’orientamento prevalente (84% del campione analizzto) è verso l’utilizzo dei dati strutturati, ma in previsione saranno sempre più rilevanti quelli destrutturati. Probabilmente i contesti di applicazione giocheranno un ruolo importante in questo senso, così come l’organizzazione aziendale e le professionalità coinvolte.

Nei risultati della ricerca dell’Osservatorio Big Data Analytics & Business Intelligence della School Management del Politecnico di Milano* (www.osservatori.net) emerge come “Le imprese e la pubblica amministrazione siano ormai consapevoli che quanto il patrimonio di dati permetta di estrarre preziosi suggerimenti per ottimizzare le decisioni future. Tuttavia, oggi è il momento di evolvere da preziose ‘insight’ basate sui dati ad una sistematica strategia ‘data-driven’ che permetta di acquisire vantaggio competitivo e di monetizzare servizi a valore aggiunto basati sull’analisi dei dati” . Così commenta Carlo Vercellis, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Big Data Analytics e Business Intelligence.

Ecco che diventa necessario un percorso di “evoluzione delle organizzazioni verso un approccio integrato, quello che abbiamo chiamato Big Data Journey” avverte Alessandro Piva, Responsabile della ricerca dell’Osservatorio Big Data Analytics e Business Intelligence . “Serve una pianificazione strategica con una visione di lungo periodo, la ricerca di competenze e modelli di governance innovativi, nuovi approcci tecnologici e nuove modalità di gestione dei dati”

Si tratta ormai di un orientamento che tutte le imprese devono in qualche modo seguire, non solo un “lusso” per medio-grandi aziende, quindi. Le attuali condizioni di mercato, le nuove opportunità tecnologiche e le spinte anche di politica economica dovranno spingere le PMI a sperimentare e ad investire di più e meglio in questi sistemi che, per il management d’azienda, diventano vere e proprie “librerie” di conoscenza aziendale interna ed esterna.

Il 26% delle organizzazioni si è dotata di un Chief Data Officer, il 30% ha nel proprio organico figure di Data Scientist, anche se la responsabilità degli Analytics in maggioranza resta al CIO o altro decisore IT.

In base ai dati emersi, la funzione aziendale che utilizza maggiormente soluzioni di Analytics si conferma quella del marketing & vendite (77%), seguita da amministrazione, finanza e controllo (76%), sistemi informativi (60%), acquisti (55%), produzione (44%), supply chain (43%), risorse umane (31%), ricerca & sviluppo (20%).

Interessante riflessione si apre però sulla valutazione sull’utilizzo dei dati e sulla loro efficacia.

I dati a disposizione delle singole funzioni sono principalmente generati dalla funzione stessa (47%) o da altre aree aziendali (37%), mentre solo il 16% proviene da fonti esterne. Gli strumenti di analisi dati più utilizzati sono quelli di visualizzazione dati e informazioni (65%) e quelli per la produzione di reportistica (68%). Solo il 19% ritiene che le soluzioni di analisi dei dati forniscano un supporto efficace alle proprie necessità, mentre il 40% giudica il supporto appena sufficiente, il 25% nullo, il 16% pensa che siano troppo numerose ed eterogenee.

Per cogliere appieno le opportunità offerte dagli Analytics, sempre più organizzazioni stanno introducendo nuovi ruoli di governance, come il Chief Data Officer – presente oggi nel 26% delle organizzazioni – o nuove figure professionali come il Data Scientist – presente nel 30% -, anche se nella maggior parte dei casi queste figure non sono non ancora codificate formalmente.

Rispetto allo scorso anno, vi è una crescita notevole della diffusione di queste figure, a conferma di una maggiore maturità e consapevolezza delle aziende. Ad oggi, tuttavia, il responsabile delle attività di controllo e gestione dei sistemi di Analytics si conferma essere il CIO o un IT decision maker nel 52% delle organizzazioni, mentre nel 22% è il Business intelligence manager. I casi in cui la responsabilità è in mano al Chief Data Officer o a un Data Scientist sono marginali (4%).

E’ chiaro quindi che il quadro degli investimenti futuri delle aziende (+44% previsto per il 2016) sarà sempre più orientato verso questi orizzonti, sia in termini di tecnologie da implementare che di risorse umane impiegate. Le competenze per la gestione dei Big data sono ritenute la sfida organizzative più rilevante per la trasformazione digitale delle imprese nell’anno in corso secondo il 22% dei CIO.

La ricerca ha coinvolto dell’Osservatorio, ha coinvolto 91 Cio, Responsabili IT e 160 c-level di altre funzioni di medie e grandi organizzazioni, e ha analizzato oltre 100 player dell’offerta tramite interviste dirette o fonti secondarie.

Le iniziative di Business intelligence sono ampiamente diffuse tra le aziende italiane (nel 48% delle aziende analizzate sono già utilizzate a regime) mentre molto più rari sono i sistemi di Big Data per cui non ci sono ancora progetti avviate per la maggior parte del campione analizzato (56%)

Analizzando gli ambiti applicativi di Analytics si possono identificare diversi livelli di maturità:

  • In crescita: molto diffusi e con interesse potenziale alto, il CRM analytics (presente nel 56%), finance & accounting analytics (52%), top management dashboard Solutions (41%);
  • Emergenti: poco diffusi ma con interesse potenziale elevato, e-commerce analytics (18%), customer experience analytics (11%), Social & Web analytics (7%);
  • Nicchie: di particolare interesse per alcuni settori, come Security analytics (8%), telcommunication analytics (8%), transportation analytics (2%);
  • Consolidati: con buoni tassi di diffusione ma tassi di crescita limitati, come Supply chain analytics (29%), Human Resources analytics (26%), production planning & Sales (26%).