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Nuovo Bando MISE per le Imprese che investono in IT

15 Ott , 2020,
esseti
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100 milioni di euro stanziati. Dal 15 dicembre le domande per richiedere l'agevolazione. Una nuova sfida per le PMI?

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Fonte: mise

Con il nuovo Decreto Crescita sono stati stanziati 100 milioni di euro per agevolare le PMI negli investimenti destinati alla trasformazione tecnologica e digitale dei processi produttivi, con particolare riferimento a quelle appartenenti ai  settori più colpiti dalla crisi economica innescata dalla Pandemia COVID-19.

Il decreto che definisce i termini e le modalità di presentazione delle domande di agevolazione per il bando “Digital Transformation” delle PMI è publicato sul sito del Ministero dello Sviluppo Economico.

I Progetti possono essere presentati anche da gruppi di imprese, massimo 10, o singolarmente e riguardano in via prevalente il settore manifatturiero e/o in quello dei servizi diretti alle imprese manifatturiere, nonché, al fine di accrescerne la competitività e in via sperimentale per gli anni 2019-2020, alle imprese del  settore turistico impegnate nella digitalizzazione dei servizi.
Sulla base dei settori ammessi, nell’allegato n. 1 del provvedimento attuativo dell’intervento sono identificate le attività economiche ammissibili.

Le agevolazioni sono concesse sulla base di una percentuale nominale dei costi e delle spese ammissibili pari al 50 percento, articolata come segue:

  1. 10 percento sotto forma di contributo;
  2. 40 percento come finanziamento agevolato.

Per le Imprese quindi nuove opportunità, ma anche nuovi impegni per gestire la presentazione dei progetti.

Un processo che deve essere curato con attenzione per non vanificare le risorse e i tempi impiegati per gestire l’aspetto burocratico della presentazione.

In questi mesi infatti, nonostante le diverse opportunità promosse per sostenere le imprese sul fronte dell’adeguamento tecnologico, altrettante sono state le difficoltà incontrate per gestire le fasi burocratiche per ottenere l’accesso alle diverse fonti di agevolazione o contributo.

Occorre quindi una preparazione preventiva, finalizzata a programmare le fasi utili a gestire correttamente i passaggi per la produzione documentale delle proposte e richieste. Queste attività spesso risultano impegnative per le imprese che attualmente devono gestire già una più complessa organizzazione aziendale.

I progetti di adeguamento tecnologico, le nuove implementazioni e lo sviluppo di progetti destinati a migliorare la digitalizzazione delle imprese sono spesso già operativi o in fase di avvio e richiedono il coinvolgimento di un team di risorse e competenze in grado di coordinarsi efficacemente con il managment aziendale.

L’opportunità di attingere a risorse finanziarie aggiuntive è pertanto un’occasione essenziale per le imprese, ma l’importante è che questi strumenti non compromettano la realizzazione temporale dell’investimento.

 

Oltre il Progetto, quali punti chiave?

I Check Point

Modalità di presentazione delle domande

Predisposizione della documentazione e accesso ai sistemi informativi predisposti per formulare la richiesta

Valutazione, Punteggi e Premialità

Valutazione della qualità progettuale, coerenza degli investimenti con i piani strategici e di sviluppo dell'impresa

Condizioni e le soglie minime di ammissibilità

Requisiti dimensionali, occupazionali, settoriali, adempimenti fiscali

Rendicontazione e ammissibilità costi

Gestione della rendicontazione e implicazioni amministrative e di controllo gestione.

Contatta il nostro team PER REALIZZARE IL TUO PROGETTO

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Attraverso il nostro Team di professionisti, le imprese con le quali collaboriamo nella realizzazione dei Progetti di investimento tecnologico, possono trovare un efficace supporto per gestire al meglio tutti i passaggi per accedere a queste opportunità.

 

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    Big Data e Business Intelligence: Un lusso non per pochi.

    27 Nov , 2015,
    esseti
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    Così anche le aziende italiane cercano di prendere le decisioni migliori.La crescita del mercato italiano dei Big Data Analytics.

    Fonte: Osservatori.net Digital Innovation; Corriere Comunciazioni; Nòva Il Sole 24


    big-data-1La competitività delle aziende, ormai non solo più delle Grandi, si gioca sempre di più intorno alla capacità di “prevedere” e “decidere” al momento giusto. Questo in sostanza il ruolo svolto dalle metodologie Big Data e Business Intelligence.

    Per questo oggi il potenziale strategico della gestione aziendale è legato alla possibilità di aumentare l’efficacia nei processi decisionali.

    L’Osservatorio Big Data Analytics & Business Intelligence, che ha presentato di recente il rapporto annuale, indica che il mercato italiano degli Analytics vale 790 Milioni di euro, con un incremento del 14%, di cui gran parte concentrato sul Big Data Analytics.

    Se da un lato le imprese italiane hanno compreso ormai l’importanza di estrarre insight dai dati, dall’altro sono ancora lontane da applicare vere e proprie strategie di data driven. La partita sarà quindi rilevante su come sia possibile utilizzare al meglio la “materia prima” o il “semi lavorato”, ovvero decidere se applicare sistemi di gestione dei dati in forma strutturata o destrutturata.

    Si può dire ormai che ci stiamo avviando verso l’era in cui la vera ricchezza non è costituita più dalle risorse materiali e finanziarie generate o realizzate, ma dalle informazioni raccolte. Maggiori sono le fonti informative disponibili, maggiore è la possibilità di ridurre i margini di errore nelle decisioni. Le aziende italiane comprendono ormai che gli Analytics rappresentano una fonte di vantaggio competitivo e uno strumento di evoluzione del modello stesso di impresa. Ma come utilizzare al meglio le motodologie per gestirle?

    L’indagine dell’Osservatorio indica che l’orientamento prevalente (84% del campione analizzto) è verso l’utilizzo dei dati strutturati, ma in previsione saranno sempre più rilevanti quelli destrutturati. Probabilmente i contesti di applicazione giocheranno un ruolo importante in questo senso, così come l’organizzazione aziendale e le professionalità coinvolte.

    Nei risultati della ricerca dell’Osservatorio Big Data Analytics & Business Intelligence della School Management del Politecnico di Milano* (www.osservatori.net) emerge come “Le imprese e la pubblica amministrazione siano ormai consapevoli che quanto il patrimonio di dati permetta di estrarre preziosi suggerimenti per ottimizzare le decisioni future. Tuttavia, oggi è il momento di evolvere da preziose ‘insight’ basate sui dati ad una sistematica strategia ‘data-driven’ che permetta di acquisire vantaggio competitivo e di monetizzare servizi a valore aggiunto basati sull’analisi dei dati” . Così commenta Carlo Vercellis, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Big Data Analytics e Business Intelligence.

    Ecco che diventa necessario un percorso di “evoluzione delle organizzazioni verso un approccio integrato, quello che abbiamo chiamato Big Data Journey” avverte Alessandro Piva, Responsabile della ricerca dell’Osservatorio Big Data Analytics e Business Intelligence . “Serve una pianificazione strategica con una visione di lungo periodo, la ricerca di competenze e modelli di governance innovativi, nuovi approcci tecnologici e nuove modalità di gestione dei dati”

    Si tratta ormai di un orientamento che tutte le imprese devono in qualche modo seguire, non solo un “lusso” per medio-grandi aziende, quindi. Le attuali condizioni di mercato, le nuove opportunità tecnologiche e le spinte anche di politica economica dovranno spingere le PMI a sperimentare e ad investire di più e meglio in questi sistemi che, per il management d’azienda, diventano vere e proprie “librerie” di conoscenza aziendale interna ed esterna.

    Il 26% delle organizzazioni si è dotata di un Chief Data Officer, il 30% ha nel proprio organico figure di Data Scientist, anche se la responsabilità degli Analytics in maggioranza resta al CIO o altro decisore IT.

    In base ai dati emersi, la funzione aziendale che utilizza maggiormente soluzioni di Analytics si conferma quella del marketing & vendite (77%), seguita da amministrazione, finanza e controllo (76%), sistemi informativi (60%), acquisti (55%), produzione (44%), supply chain (43%), risorse umane (31%), ricerca & sviluppo (20%).

    Interessante riflessione si apre però sulla valutazione sull’utilizzo dei dati e sulla loro efficacia.

    I dati a disposizione delle singole funzioni sono principalmente generati dalla funzione stessa (47%) o da altre aree aziendali (37%), mentre solo il 16% proviene da fonti esterne. Gli strumenti di analisi dati più utilizzati sono quelli di visualizzazione dati e informazioni (65%) e quelli per la produzione di reportistica (68%). Solo il 19% ritiene che le soluzioni di analisi dei dati forniscano un supporto efficace alle proprie necessità, mentre il 40% giudica il supporto appena sufficiente, il 25% nullo, il 16% pensa che siano troppo numerose ed eterogenee.

    Per cogliere appieno le opportunità offerte dagli Analytics, sempre più organizzazioni stanno introducendo nuovi ruoli di governance, come il Chief Data Officer – presente oggi nel 26% delle organizzazioni – o nuove figure professionali come il Data Scientist – presente nel 30% -, anche se nella maggior parte dei casi queste figure non sono non ancora codificate formalmente.

    Rispetto allo scorso anno, vi è una crescita notevole della diffusione di queste figure, a conferma di una maggiore maturità e consapevolezza delle aziende. Ad oggi, tuttavia, il responsabile delle attività di controllo e gestione dei sistemi di Analytics si conferma essere il CIO o un IT decision maker nel 52% delle organizzazioni, mentre nel 22% è il Business intelligence manager. I casi in cui la responsabilità è in mano al Chief Data Officer o a un Data Scientist sono marginali (4%).

    E’ chiaro quindi che il quadro degli investimenti futuri delle aziende (+44% previsto per il 2016) sarà sempre più orientato verso questi orizzonti, sia in termini di tecnologie da implementare che di risorse umane impiegate. Le competenze per la gestione dei Big data sono ritenute la sfida organizzative più rilevante per la trasformazione digitale delle imprese nell’anno in corso secondo il 22% dei CIO.

    La ricerca ha coinvolto dell’Osservatorio, ha coinvolto 91 Cio, Responsabili IT e 160 c-level di altre funzioni di medie e grandi organizzazioni, e ha analizzato oltre 100 player dell’offerta tramite interviste dirette o fonti secondarie.

    Le iniziative di Business intelligence sono ampiamente diffuse tra le aziende italiane (nel 48% delle aziende analizzate sono già utilizzate a regime) mentre molto più rari sono i sistemi di Big Data per cui non ci sono ancora progetti avviate per la maggior parte del campione analizzato (56%)

    Analizzando gli ambiti applicativi di Analytics si possono identificare diversi livelli di maturità:

    • In crescita: molto diffusi e con interesse potenziale alto, il CRM analytics (presente nel 56%), finance & accounting analytics (52%), top management dashboard Solutions (41%);
    • Emergenti: poco diffusi ma con interesse potenziale elevato, e-commerce analytics (18%), customer experience analytics (11%), Social & Web analytics (7%);
    • Nicchie: di particolare interesse per alcuni settori, come Security analytics (8%), telcommunication analytics (8%), transportation analytics (2%);
    • Consolidati: con buoni tassi di diffusione ma tassi di crescita limitati, come Supply chain analytics (29%), Human Resources analytics (26%), production planning & Sales (26%).